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      Le desinenze atone rius, a, um scacciano la i: marinaru (marinarius); precedendo un'a si ha spesso un'e: cammarera (cameraria), cutidderi (cultellarius), custureri (da consuere, tosc. sartore).
      Però non di rado il jato viene annullato per l'inserzione di una j: abbijari (ad-viare).
      b) u precede; allora ordinariamente ha luogo una elisione: frivaru (februarius), oppure l'inserzione d'una v: viduva (vidua)228, o resta il jato: cuntinuu (continuus).
     
     
      II. JATO PER COMPOSIZIONE
     
      Ordinariamente ha luogo elisione: duvi (de ubi), davanti (de ab ante), chillu229 (ecc'illum), chissu (ecc'ipsum).
     
      III. JATO PER COMPOSIZIONE DI UNA CONSONANTE
     
      Ora rimane inalterato: affatiárisi (da fatigare), castiari (castigare), fráula (fragola), fuiri (fugere), oi (hodie), paisi (pagense), presau230 (praesagium), proiri (porrigere), raia (radius), réula (regula), riiddu (regulus, regillus), rua (ruga, franc. rue), saitta (sagitta), faidda (favilla), diaulu (diabolus), faula (fabula), táula (tabula); ora addolcita per consonazione della i in j: viju (video, vidio, vidjo); ora viene tolto per contrazione: mastru (magistrum), jencu (juvencus), ora per inserzione: criju (credo con la inserzione della j), caju (cado), staju (sto), vaju (vado).
     
      Consonanti
     
      1. SUONI LABIALI
     
      P. 1. La p in principio di parola innanzi a vocale e ad r rimane: palummi (palumbes), patruni (patrunem), peddi (pellis), pilu (pilus), pri (per), prisu (prensus), putiga (tosc. bottega, ???????).
      2. Nella seconda sillaba la p qualche volta si raddoppia: doppu (de post, tosc. dopo)231, od anche nella chiusura di una parola che finisce con vocale: a ppà (ad patrem); dopo s, tra due vocali o avanti r si addolcisce talora in b: lebru (tosc. lepre, da leporem), risblènniri (resplendere), sblennúri (splendorem), sblancari (da palam), però oggi si scrive sp; cubu (cupa), cubula (cupola); talora mutasi in v in mezzo a due vocali: pavigghiuni (da papilionem, tosc. padiglione, franc. pavillon), puviru (pauperem). Nella maggior parte de' casi però rimane inalterato.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500