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      6. Il passaggio costante ?) della b in v (voscu, varca); ?) della d in r tenuissima nel gruppo delle parlate palermitane (rari dare, ruci dulcis, jurici judicem); ?) della p e della f in b in Casteltermini (cambari campare, 'mbarari imparare, 'mbilari infilare); ?) della v in g in Casteltermini (faguri, paguni); ?) della g in j in Messina, Noto, Sciacca (jalera, jaddu); ?) della l in n in Caltan. e Cast. (vonta, santu); ?) della l in r in Castiglione e Tripi (muru, cannira); ?) della fl in ??nel territorio agrigentino (?iuri, ?iamma); ?) della pl in ci nel Notigiano (ciòviri, ciantari); ?) della li in gli in ultima sillaba nel Caltanissettese, nell'Agrigentino e in una gran parte orientale del Palermitano (cunsigliu, megliu); ?) della li in ll in Alimena, Geraci, Pollina ecc. (cunsillu, mellu); ?) e in gg in Chiaramonte (cunsiggiu, meggiu).
      7. Lo scambio della g colla c in Novara.
      8. La dd (lat. ll) secondo le parlate di Palermo, Messina, Trapani, nelle quali si osservano le seguenti gradazioni: la dd di beddu (bellus), puddu (pullus) è quasi dentale; in Messina è tra dentale e palatale; in Trapani spiccatamente palatale; e di qui l'analogia colla pronunzia inglese nella voce good (non god come per errore tipografico si legge a pag. CXCVI, 6).
      Tanto il dialetto comune quanto le parlate speciali modificano per le seguenti figure:
      Aferesi di consonante: Tunnu (rotundus), viddicu (umbelicus), burnali (ital. ombrinali), strumentu (instrumentum); di vocale 'ddu (illum), 'stu (istum), 'ncegnu (ingenium), 'mperiu (imperium).


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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