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      Parte di queste osservazioni hanno de' riscontri nello spagnuolo e nel latino.
      4. Molto comuni sono in siciliano le voci frequentative de' verbi formati con la intrusione d'una o più sillabe a base di consonanti n, l, r ecc.: spissuliari (spesseggiare), chiuviddichiari (piovigginare), satariari, pistuniari, pisuliari. V'è qualche diminuitivo come quello di Mineo svirginiddari quasi svergin[ell]are.
      5. La voce del participio passato nei tempi composti a cui essa appartiene resta invariabile per generi e per numeri; p. e. «Ha vinutu mè frati? Ha vinutu mè soru? Hannu vinutu nutizii?» Solo un caso vi ha in cui la voce del participio si pluralizza, ed è quando essa precede il verbo ausiliare e la congiunzione chi, ca: «Vinuti chi fôru s'hannu misu tutti a tavula;» ma in questo caso l'essere è adoperato per l'avere come si trova negli scrittori letterati (Meli, Li palermitani in festa: Sugnu vinuta a l'infretta a l'infretta ecc.). Nei verbi di forma passiva il participio passato a cui si unisce l'essere termina in u pel maschile, in a pel femminile, in i pel plurale d'ambi i generi.
      6. In siciliano sono ben frequenti le forme riflesse di verbi che non lo sono nel latino; p. e. «Io mi manciai un piru;» — «Ti la vidisti la missa?» — Mè frati si 'nsunnò un sonnu scantusu.»
      7. Le terze persone singolari e plurali attive divenute passive per mezzo della voce si: si cerca (quaeritur), si circava (quaerebatur), si circò (quaesitum est), nei tempi composti ricevono in siciliano l'ausiliare aviri e non l'essiri: s'ha circatu, s'avia circatu ecc.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





Mineo Meli Sugnu