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      Pochissime e lievissime differenze colla nostra. Il pappagallo canta alla ragazza: «Ah! figghia di lu Re, ddocu si'? Lu Drau ti pasci e ti crisci cà ti voli manciari!»
      E il Drago fa rispondere dalla ragazza:
      «Lu Drau mi pasci e mi crisci ca mi voli maritari,
      A lu figghiu di lu Re mi voli dari.»
      La figlia del Re, al convito di nozze, si manifesta chiedendo al padre perchè non abbia mangiato. Egli dichiara che le pietanze erano senza sale. La figlia spiega la frase vuluri beni quantu lu sali.
      Ecco il riassunto di una novella simile:
     
      Figlio mio dottore! (Partanna)
     
      Un padre aveva un figlio, e lo mandò agli studi a Catania. A vent'anni li terminò e fu dottore. Tornato a casa, il padre gli chiese a tavola quale fosse la cosa più utile di questo mondo; e il giovane rispose: il pitale. Il padre se ne tenne per offeso, e lo cacciò fuori di casa e lo maledisse. Il giovane si avviò allo stato ecclesiastico; fu Curato, Vescovo, Cardinale, Papa. Il padre pieno di rimorsi andò un giorno a Roma a buttarsi a' piedi del nuovo Pontefice, ed ottener grazia e perdono dell'atto commesso a danno del figlio. Il Papa lo riconobbe, e gli fè dare alloggio nel palazzo. A pranzo gli fè apprestare un purgante; e la notte non gli fè preparare nessun pitale da farvi le occorrenze. Il povero padre la notte ebbe bisogno di scaricarsi, ma non trovò agi, e vedendosi in mezzo a drappi di seta e d'oro, esclamava tra 'l dolore: «Ah! figlio mio dottore! Oh! come avevi ragione!» I dolori crebbero, e crebbero le querimonie, finchè comparso il figlio e svelatosi, ogni cosa finì con un solenne abbraccio.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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