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      La Giustizia pi 'na manu fici sbarazzari li morti, e pi l'àutra manu si fici 'nsignari la casa di li capi sbannuti. A la picciotta cci ficiru tanti pròsitti996, e a lu sbannutu cci ficiru festa, ca lu frustaru e poi lu ficiru mòriri.
      Palermo997.
     
      VARIANTI E RISCONTRI.
     
      Di questa novella ne ho assai versioni; ne riassumo le migliori.
     
      Trisicchia (Ficarazzi).
     
      Trisicchia, o Teresina, era figlia di un gran mercante, monacella. Uscita una sera dal monastero, andò nel palazzo de' tredici ladroni; gli alloppiò, poi li cincischiò tutti, e fuggì. Risensati, essi giurarono di vendicarsene. Il capo ladro si finse venditor d'olio: mise dentro 12 otri i 12 ladri, e li vendette per olio all'Abbadessa del monastero ov'era la ragazza. Costei, avutone sentore, invitò le compagne a sforacchiare gli otri con ferri roventi.
      Dopo anni la ragazza uscì dal monastero; il capo ladro datosi a credere per un ricco mercante la chiese in moglie. La ragazza lo conobbe e ne accettò la mano; ma volle fatta dal padre una pupattola grande quanto lei. La prima sera dello sposalizio la coricò a letto, e le mise di sotto una vescica piena di latte e miele.
      Il ladro le domanda del passato, ed ella china il capo per un ordegno preparato a posta; egli le dà un colpo, e si lecca il pugnale998. Trova dolce il sangue e si pente sull'istante del delitto commesso. Ella esce; e si abbracciano contenti e felici.
      Così questa variante si ravvicina alla novella La Grasta di lu basilicò, n. V. di questa raccolta, e alle novelle citate nei riscontri di essa.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Primo
di Giuseppe Pitrè
pagine 500

   





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