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      » Li suoru tantu si pirsuadieru, e idda ci cuntau lu fattu ca notti pi notti si sintía chiamari di 'na pirsuna. Ficinu paci e camparu 'nta la santa unioni.
      Polizzi-Generosa.
     
      Lu Scarparieddu (Vallelunga).
     
      Un padre avea quattro figlie, tutte belle, ma tutte corte di sorte. La piccola era stata fatata nella testa. Un calzolaio capitò alla lor casa, e poichè seppe della mala ventura di tutte e quattro le figlie, consigliò la madre a cacciar fuori colei cui troverebbe colle mani in mezzo a' capelli. Fu trovata così la minore delle figlie, Rosina, e la madre abbandonolla in un bosco; e così le sorelle poterono andare a marito. La ragazza fu presa a' suoi servigi da un comprator di galline. La notte venne la Sorte, ruppe tutte le stoviglie, mise una pietra in mano a Rosina e partì. Rosina creduta rea, fu cacciata. La prese una monacella, che da sette anni lavorava ricamando in oro una cappa magna. La notte venne la Sorte, e tagliuzzò la cappa, e le forbici mise in mano alla giovane, la quale perciò la dimane fu mandata quasi a bastonate. Incontratasi in una vecchia, questa le consigliò di fare un'intrisa in un vaso di fiori, salire con esso una montagna e chiamare la Sorte. Essa verrebbe, mangerebbe di quella intrisa; pregassela di aiuto. La Sorte mangiò dell'intrisa; in compenso diede alla ragazza una matassina di seta consigliandole che portassela a casa alla vecchia, e non la cedesse che a peso soltanto. All'abito del re mancava una frangia; la offerse la bella, ed egli la sposò ecc.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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