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      » - «Con mia sorella? che non esce nè entra di casa, e il cui viso non l'ha visto mai nessuno? ('Un vidiri mancu li griddi 'na facci, espressione efficacissima per mostrar la ritiratezza d'una persona).
      (402) Dàrisi l'arma a capputteddu, darsi l'anima al diavolo, disperarsi. Capputteddu, uno dei titoli del demonio come quelli indicati nel vol. I, pag. 8, nota 3 [nota 352 nell’edizione elettronica Manuzio].
      (403) Voscenza, contratto da Vostra Eccellenza; ma sta quasi per Vossignuria.
      (404) Ella lasci fare a me, e s'abbia come in tasca il segnale.
      (405) Imita il batter delle labbra pel freddo che sentiva la vecchia stando dietro la porta della sorella di D. Giuseppe.
      (406) E piangea da lacerare il cuore.
      (407) Rancùru, affanno, rammarichio, rancura.
      (408) Cioè: datemi ajuto, chè io muoio dal freddo.
      (409) Questa vecchia entrò quattro o cinque stanze dentro (nelle stanze più riposte), e adocchiò ove andava a dormire la padrona.
      (410) Manu e pedi nun appi, letteralmente: mani e piedi non ebbe; cioè si mise a correre (Notisi che, correndo, mani e piedi vanno su e giù, avanti e indietro; e però non si cura che essi fatichino tanto).
      (411) E che gli sarà accaduto? Neppure scrivermi un rigo di lettera! (Ringhiceddu, dim. di ringu, riga).
      (412) Prendiamo il carceriere, che d'allora dava a D. Giuseppe una fettina di pane.
      (413) Manciareddu, dim. di manciari, s. m vitto.
      (414) Lu cuntu ecc. Vedi vol. I, pag. 52, nota 2.
      (415) Vassa fazza, ella faccia. Fazza, uno dei pochi esempi di sogg. presente.
      (416) E come m'è caduto questo gran fuoco in casa!


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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