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      (517) Lu Casteddu, qui secondo la narratrice Castellammare, in Palermo.
      (518) Metti lu ficìli ecc: Mette il fucile diritto, si cava il berretto, e lo posa sulla baionetta; si cava il cappotto e lo butta addosso al facile (per dar a vedere che la sentinella ci fosse sempre), e prese la fuga.
      (519) 'Mmidiatu (da non confondersi con 'mmidiatu, invidiato), immediate.
      (520) Essi ti metteranno alle viti; poi ti faranno in minuzzoli (come si fa della carne quando si fa il battuto).
      (521) Vedi vol. I, pag. 370 nota 1 [nota 1352 nell’edizione elettronica Manuzio].
      (522) Bada bene, che stanotte i re condurranno seco un buon numero di servi con spiedi, e t'avranno ad infilzare come braciuola ravvolta, e poi ti metteranno su d'una graticola.
      (523) La novellatrice ricorda che la salva fatta nella città ove giunse la Principessa fu come quella che si suol fare quando vengono i bastimenti del Re. - Il popolo siciliano è monarchico fino al midollo.
      (524) Ma, figliuola mia, persuaditi una volta, che noialtri non si può vivere eterni. Se il giovane può morire, il vecchio non può vivere (proverbio). Oggi, domani ci si chiude il ponente (cioè usciremo di vita), e il regno nostro a chi resterà?
      (525) A certo punto a lui parve che la Principessa cercasse di sbirciarlo da lontano: e che fa egli? Mette fuori il fazzoletto nero e lo sciorina.
      (526) Raccontata dalla Brusca.
      (527) Parrinu, padrino.
      (528) Il padre volendo mantenere bene il figlio gli assegnò tarì tre ogni giorno. Questo assegno prima del 1860 era qualche cosa in Sicilia, ove con uno stipendio mensuale di onze due (L. 25,50) o di poco più, si pensava ad un matrimonio.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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