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      Ricordo di aver sentito più d'una madre a far questo discorso: - «Mè figghia è zita; cci vinni un beddu mastru chi vusca li soi tri tarì lu jornu; e la mugghieri la pò mantèniri.»
      (529) Per lo spazio d'un sei mesi.
      (530) Il maestro gli fa una grande voltata di faccia, e lo manda via.
      (531) Lònnira, Londra.
      (532) I Quattro Cantoni, quadrivio nel centro della città di Palermo. Il novellatore non avendo altre idee che quelle della grandezza di Palermo, l'antica capitale, cita come piazza popolare e centrale di Londra questa piazza palermitana, che per la sua importanza viene celebrata anche ne' Canti popolari. Vedi PITRÈ, Canti pop. sic.
      (533) Altrimenti avrai colpi (legnate).
      (534) Si mancianu ecc. Questa frase ha il medesimo significato del verbo manciari a pag. 189 nota 2 di questo volume [vedi nota 857 nell'edizione elettronica Manuzio].
      (535) Domani, dice la ragazza allo amante, va' a dimandarmi in isposa a mio padre.
      (536) L'urtimu piaciri, qui il massimo dei piaceri.
      (537) E gli mandò la medaglia di Generale.
      (538) Il fiaccheraio lo precipita da un ponte.
      (539) Fuori Porta di S. Antonino in Palermo sono molti fondachi per mulattieri e trafficanti che vengono da vari punti della Sicilia.
      (540) S. Erasmo in Palermo.
      (541) Friscalòru, in Pal. friscalettu, zufolo.
      (542) Idda ecc. Essa divideva, e a lui (al marito) dava molto (di quel che divideva). Della cassata gliene diede un'intiera metà. (Cassata, dolce di zucchero e ricotta: torta).
      (543) Raccontato da maestro V. Restivo, e raccolto dal signor Gaetano Di Giovanni.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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