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      (703) Il principe, lascio considerare, cominciò a mandare e rimandare servidori da lei.
      (704) E se ella gli dava permesso di passare, malato com'era, da lei.
      (705) Fari cazzicatùmmuli pi unu, far capitomboli per uno, cioè far cose che non farebbe nessuno, perchè disagevoli, fastidiose, e che costano sagrifici.
      (706) E pi la facci tua! alla tua faccia, al tuo visaccio! (parole con cui s'accompagna uno sputo sul viso altrui).
      (707) Si sentì venir le caldane (ira, dispetto).
      (708) Catùgghia, pettegola, sgualdrina.
      (709) Dalla Messia.
      (710) Essiri 'nta un funnu di lettu, esser malato, e non lieve, e dicesi specialmente delle malattie croniche.
      (711) A testa appuzzuni, capo all'ingiù.
      (712) Cimedda, canna da pescare.
      (713) E si attuffò in un fiat, in un subito.
      (714) Raccontata a Salomone-Marino da Francesca Leto.
      (715) Vi voleano estremamente bene. Soi, loro.
      (716) Acqua a catinelle.
      (717) Si bagnarono come pulcini.
      (718) Sottintendi: bagnati.
      (719) Io son vedova.
      (720) Imbacuccato.
      (721) Mi faceano segno (mi dicevano coi segni).
      (722) E il gigante godeva.
      (723) E principalmente chi è più nutrito, più grasso.
      (724) Si rimescolava.
      (725) Un chitarrone.
      (726) Voi che siete chiusi costà (nella gabbia di ferro).
      (727) Fabbricatore di chitarre.
      (728) Eredità, stirpe, parentato.
      (729) Dicendo questo la novellatrice gesticolava così furiosamente che parea volesse rispondere ella stessa al gigante.
      (730) Mettiamo (mettete) fuori costui (il giovane mercante, che racconta alla signora la novella).
      (731) Ve lo porgo io (risponde la ignota ragazza).


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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