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      Vedi nel presente vol., pag. 2, nota 1 [vedi nota 6 nell'edizione elettronica Manuzio].
      (773) 'N corchi armalu, un qualche animale; corchi, qualche.
      (774) Appena giunge.
      (775) Alla vita, segnava co' gesti la narratrice.
      (776) Gridano i vari contendenti.
      (777) E bo', (accorciato da bonu) e bene.
      (778) Intendi che il re prese altre due ragazze (figghioli) e le sposò co' due fratelli del suo nuovo genero.
      (779) Dici invece di dicinu, dicono, gli altri due fratelli.
      (780) Letteralmente: Gesù al cuore, che è quanto a dire: avendo la contentezza, la consolazione in cuore, consolati. È frase poco comune nella provincia di Palermo.
      (781) Scurumi, s. f. fitto buio; nigghiumi, s. f., grande nebbia.
      (782) Quant'agghica, letteral., quando giunge, e comunemente vale: ed ecco che, quand'ecco.
      (783) Il tempo si serenò, e il giovane per trovar da vivere andò ad allogarsi in una masseria.
      (784) Rispondono i padroni della masseria.
      (785) Quivi sogliono venire a mancare molte pecore senza che uno se ne accorga.
      (786) Nel riferire le varie porzioni fatte dal giovane, la piccola novellatrice segnava colla punta dell'indice destro sulla punta dell'indice sinistro la porzione toccata alla formica, colla punta dello stesso indice sul centro del sinistro la porzione dell'uccello, e sulla base dell'indice e del medio la porzione della colomba.
      (787) L'applaudiscono tutti e tre gli animali.
      (788) E facía ecc. E dicea: «Voi siete tutte mogli mie» e battea le mani.
      (789) Ripetuto per tre volte.
      (790) Raccontato dalla ragazzina Maria Curàtolo.


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Fiabe novelle e racconti popolari siciliani
Volume Secondo
di Giuseppe Pitrè
pagine 388

   





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