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      I due giovani lo scorsero e trasalirono.
      - Voi, gridò Erminia, e cedendo ad un primo impeto di timore e di vergogna, fuggì attraverso le piante.
      - Chi siete o signore, tuonò Gervaso fulminando Flavio con uno sguardo, che cosa fate in questo luogo, rispondete.
      Flavio rimase in piedi muto, annichilito, tremante.
      La voce vibrata del vecchio gli parlava al cuore coll'autorità quasi d'un padre; l'espressione severa di quei lineamenti gl'incuteva rispetto; si sentiva soggiogato, vinto, umiliato dalla presenza di quell'uomo.
      - Siete un miserabile, gridò Gervaso afferrando Flavio per un braccio, voi stavate per sedurre una povera fanciulla, sola, senz'altra guida che un cuore ardente, che un'anima di fuoco; ma adesso son quà io e mi renderete ragione della pace che le avete tolta e fors'anco dell'onore...
      - Oh, vi giuro che la rispetto quanto l'amo, proruppe Flavio.
      - E che cosa speravate adunque da lei?
      - Il suo cuore, null'altro che il suo cuore.
      Vi era tanta verità in queste parole, che disarmarono alquanto la giusta collera di Gervaso. Continuò ciò non ostante con voce imperiosa.
      - Ora ditemi chi siete e come vi trovate io questo collegio.
      - Ma signore, potrei sapere almeno con quale diritto?...
      - Questo non si chiama rispondere, disse il vecchio in tuono risoluto.
      - Io non sono.... io non sono che... un semplice maestro di disegno.... balbettò Flavio con imbarazzo.
      Gervaso lo fissò con uno sguardo lungo, penetrante, scrutatore; il giovane arrossì.
      - Voi mentite, gridò il vecchio, e la menzogna vi tradisce.


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Una notte fatale ovvero Il ritorno dell'esiliato
Bozzetti Milanesi
di R.A. Porati
Editore Barbini Milano
1872 pagine 159

   





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