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      - Approvato; esclamò il Pipélé colla sua solita bonomia. Già è molto tempo che noi sentivamo il bisogno d'un altro paja di braccia, che io non sono S. Antonio io, non posso essere contemporaneamente in corte colla scopa in mano e qui al banchetto tirando lo spago. Se non altro avremo un supplente da lasciare alla porta quando mi terrai compagnia all'Aquila, eh! eh!... Se lui ci sta meglio lui d'un altro, ha tanto l'aria da galantuomo!
      Pensate con quale riconoscenza accogliesse il mendicante la fattale proposta.
      Da quel giorno papà Gervaso - ch'era lui - fece parte di quell'onesta famigliuola.
      Erminia allora era a Monza in collegio; suo padre si recava sovente a prenderne notizie e passava pel di lei servo in faccia alle signorine dello stabilimento.
      Fosse effetto d'una viziata costituzione, oppure conseguenza del mestiere, Bastiano amava molto la vita sedentaria, era nemicissimo del moto, s'immagini la fatica della povera moglie ogniqualvolta voleva mandarlo a Monza.
      Non ch'egli non amasse la figliuola, ma forse un tantino egoista mal sapeva sacrificarle il suo privato benessere.
      Accolto poi in famiglia papà Gervaso, Bastiano credette che potesse supplirlo in quelle gite per lui tanto moleste.
      La portinaja in sulle prime diè nelle furie, ma poscia dovette rassegnata valersi dell'opera del vecchio, che docile e paziente faceva di tutto per rendersi degno delle cure veramente affettuose cui si vedeva fatto oggetto dagli ottimi Paglini.
      Gervaso si guadagnò in poco tempo la confidenza e la simpatia di Erminia.


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Una notte fatale ovvero Il ritorno dell'esiliato
Bozzetti Milanesi
di R.A. Porati
Editore Barbini Milano
1872 pagine 159

   





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