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      - È vero, è vero, oh mio Dio, divento anche ingiusta.
      - Io l'amo quanto te quel caro angelo.
      - Lo credo buon Bastiano.
      - Ma d'un amore un po' diverso dal tuo, perchè invece di consumarmi come fai tu in un pianto sterile e inutile ho pensato al modo di guarirla dalla sua tristezza... sì, ho pensato e credo anche d'aver trovato.
      - Dunque capisci ch'ella soffre!
      - Cioè... ho capito che ha qualche inezia pel capo...
      - Ah!
      - Ma difetto di carattere, preoccupazioni giovanili te lo ripeto, che non meritano la pena di occuparsene, tuttavia ho voluto trovarci il rimedio, Lena mia.
      La povera madre scosse il capo in segno di dubbio.
      - Oh io conosco abbastanza voialtre donne, proseguì Bastiano con aria di mistero, per sapere cosa vi frulla pel capo all'età di Erminia.
      - Ebbene parla.
      - Sì parlerò, Lenuccia mia, ma prima asciugati gli occhi, non voglio vederti più a piangere. Guarda, sei invecchiata più di vent'anni in questi pochi giorni, tu che non faccio per dire, ma eri ancora una bella donnina... Fatti un po' in là, voglio sedermi qui, accanto a te, colle mie mani nelle tue, così... così... proprio come nei primi giorni del nostro matrimonio. Oh brava, sorridi pure, tu mi levi una macina dello stomaco.
      E Bastiano emetteva un sospirone luogo e rumoroso.
      - Senti adunque, continuava il Pipélé accarezzando le mani di sua moglie, tu sai bene che Erminia oramai ha diciott'anni, è proprio nel fiore della sua gioventù; è nostra figlia e quindi è robusta, ardente, perchè tale il ceppo, tali i rami, dice il proverbio.


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Una notte fatale ovvero Il ritorno dell'esiliato
Bozzetti Milanesi
di R.A. Porati
Editore Barbini Milano
1872 pagine 159

   





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