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      Papà Gervaso fatti pochi passi spianò la pistola e la espose; l'eco ripetè il colpo terribile.
      Una nube passò sulla fronte del conte Sampieri, ma continuò franco il suo cammino, lo sguardo sempre fisso nell'avversario.
      Gervaso fece ancora alcuni passi e s'arrestò.
      Oramai distava pochissimo dal conte, lo prese di mira, indi si udì un'altra detonazione, ampia, cupa come la prima.
      I padrini chiusero inorriditi gli occhi; ma il conte era in piedi, le gambe però gli tremavano sotto, pose una mano sul ventre e camminò ancora muto, inesorabile nella sua marcia.
      Arrivò vicino all'avversario e gli puntò la pistola alla gola.
      Involontariamente Gervaso fremette, ma tenne fermo.
      - Signor conte, in nome di Dio, volete assassinarlo! gridò il medico.
      - Ho due palle nel ventre, rispose il conte con urlo feroce, posso adunque restituirgliene una.
      Ma questo momento d'inazione fu fatale al conte; smarrì ad un tratto le forze fittizie che lo reggevano in piedi, vacillò e cadde lasciando partire il colpo.
      Sbarrò gli occhi quasi per bearsi nell'ecatomba consumata, ma Gervaso era ancora al suo posto, che gli fissava in volto uno sguardo più di compassione che di rancore.
      La palla sviata erasi perduta nel grosso tronco d'un albero.
      - Dio non ha voluto, mormorò il conte.
      In questo, mentre un uomo slanciasi correndo dal folto degli alberi e con lena affannata viene a gettarsi sul corpo del caduto.
      È Flavio Sampieri.
      - Padre mio, grida il giovine soffocato dall'angoscia e gli solleva il volto sul quale stanno già scolpite le impronte della morte.


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Una notte fatale ovvero Il ritorno dell'esiliato
Bozzetti Milanesi
di R.A. Porati
Editore Barbini Milano
1872 pagine 159

   





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