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      In tali condizioni di cose, Confucio indirizza l’opera sua al riordinamento politico e morale della Cina; procurando di far rivivere quelle dottrine, che erano state in passato guida a tanti savi principi, e avevano dato al popolo tanti secoli di prosperità. Ma nessun filosofo, con le sole sue forze, è mai riuscito a mutare la società. E le dottrine confuciane anche esse non cominciarono a pigliar vigore e a divulgarsi, se non dopo che l’ordinamento della Cina venne affatto mutato da un generale rivolgimento politico.
      Dopo la morte di Confucio la Cina andò di male in peggio, per lo spazio di tre secoli almeno; quando un ardito e coraggioso principe d’uno de’ più forti reami in cui dividevasi allora questo paese, si pose in animo di soggiogare i vari Stati rimasti al suo tempo, e di farsi acclamare solo e assoluto signore. La sorte gli fu propizia: i feudi vennero distrutti; e la monarchia cinese, per opera di questo principe, e per la forza stessa degli avvenimenti, fu in tal modo fondata l’anno 221 a. C. - Duemila anni ci vollero per formare quest’impero; la cui vita, fino a oggi conta pure altri venti secoli.
      Le guerre intestine non furono la sola difficoltà, che ebbe a superare la nazione cinese per comporsi stabilmente. Altri ostacoli, altre lotte ebbe ad affrontare e vincere, appena le prime tribù cinesi scesero [9] nella valle del Fiume Giallo. Il paese in que’ tempi remotissimi era occupato da genti barbare, di razza diversa dalla sinica, le quali opposero vivissima resistenza agl’invasori cinesi.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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