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      Ma la schiatta vittoriosa che si apriva la via non solo con la forza delle armi, ma anche con la sua abilità politica, e con la sua civiltà, finì per prevalere, e sottomise molte di quelle genti; le quali, confuse in appresso coi conquistatori, andarono a formare un popolo solo. Per tal modo al termine della dinastia del Ts’in, 200 anni avanti l’êra nostra, tutto il bacino del fiume Kiang, eccettone il corso superiore, era diventato dominio cinese.
      Nondimeno l’intera regione che giace a mezzogiorno della catena del Nan-ling, rimase ancora per molto tempo indipendente. Invano il famoso Ts’in Shi-Hoang-ti, il fondatore dell’unità nazionale, del quale, senza nominarlo, abbiamo più sopra parlato, tentò farsene padrone, spingendovi colonie agricole e militari ad un tempo, staccate dal suo popolo. Quel territorio non fu propriamente condotto sotto il dominio dell’Impero, se non tra il V e il VI secolo dell’era nostra, per la parte più orientale; e fra il VII e il X secolo, per tutto il rimanente.
      In quest’ultimo tempo, sotto lo scettro della stirpe dei T’ang, la Cina avevasi conquistato gran parte del paese che possiede. Il Tonkino, la Concincina, il Liao tung, la Corea, le isole Liu-ciu e porzione dell’Asia [11] media caddero sotto un dominio più o meno diretto degli Imperatori nei secoli VII e VIII; mentre il Tibet e la Tartaria orientale furono conquistati alla Cina dalla dinastia mongola degli Yuen, nel XIII secolo dell’era volgare. L’impero cinese era arrivato ormai alla sua massima estensione.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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