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      Ma per venirne alla conclusione è necessario prima chiarire un punto capitale, che consiste nello stabilire che cosa si debba intendere per fatto storico. Uno de’ più forti ingegni che vanti oggi l’Italia, in un suo libro di recente venuto alla luce, risponderà per noi. - Un fatto storico non è per nulla diverso da ogni altro fatto che occorre o può occorrere a ciascuno di noi, nel corso del viver nostro. Ma nessuno presumerà di certo che i fatti nostri meritino nome di storici: mentre d’altra parte nulla vieta che un fatto diventi storico, il quale non differisce in nessun accidente da quello che non è tale. Per poco che si rifletta, si vedrà che sono [17] storici solo que’ fatti le cui relazioni vanno oltre le persone in cui si compiono e sono tanto più tali quanto più le loro relazioni si allargano e si universalizzano. - Qui io mi faccio a domandare; fin dove o meglio fino a chi coteste relazioni s’hanno ad estendere? Messo il caso che l’accadere d’un fatto venisse a modificare più o meno lo stato sociale di alquanti milioni d’uomini, e supposto che fra questi milioni d’uomini non fosse compreso nessun popolo, nessuna tribù, nessuna famiglia appartenente alla schiatta alla quale noi stessi apparteniamo, questo fatto sarebbe fra noi un fatto degno veramente di storia? Un sì, a prima giunta, parrebbe la risposta più assennata; eppure non sarebbe la risposta più giusta, se oltre alla natura del fatto storico, noi riguardiamo ancora all’intendimento con cui appunto studiamo la storia.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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