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      È evidente che le due forme di sintassi sopra accennate rispondono a due procedimenti psicologici ben diversi. Nella prima forma il verbo posto in fine è l’elemento logico che compie e chiude il significato del discorso; nella seconda forma il verbo serve di legame tra il soggetto e il predicato. Se l’ordine delle parole risponde all’ordine con cui si producono le idee per esprimere logicamente il pensiero, il modo diverso di disporre i vocaboli nella proposizione dimostrerà un diverso modo di pensare, o un diverso bisogno di manifestare il proprio pensiero.
      [63] Nel periodo diviso in due parti dal verbo, la proposizione tende a prendere la forma di un giudizio. Ma la proposizione, checchè si dica, non è sempre l’espressione di un giudizio; nel pensiero primitivo essa riveste più essenzialmente una forma dinamica, e il soggetto, piuttosto che essere il primo termine d’un giudizio, è il punto di partenza di un’azione. In tal caso le altre parti sono i termini che annunziano l’azione, i mezzi con cui si effettua, le condizioni di tempo, di luogo, di modo, gli oggetti sui quali essa cade; le quali cose, come quelle che preesistono all’azione stessa, debbono presentarcisi innanzi. Al verbo che esprime quella tale azione, che non potrebbe avvenire nè intendersi se quel modo e quella circostanza non fossero state già indicate, spetta logicamente l’ultimo posto. La costruzione dinamica del discorso altaico soddisfa a queste condizioni ed è la caratteristica degli idiomi appartenenti a quella famiglia; mentre la forma di giudizio, che prende la proposizione, caratterizza il gruppo delle lingue sinnico-annamite.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246