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      [120]
      IV.
     
      La classe meno tenuta in conto fu quella dei mercanti; i quali formavano l’ultima delle quattro, che come abbiamo già visto, componevano il popolo della Cina. La ragione di ciò stava nell’essere riguardata la mercatura una professione, la quale con poca e talvolta punta fatica, mena frequentemente all’agiatezza: mentre invece gli agricoltori lavorano senza posa in ogni tempo dell’anno, per trarre da’ campi quel tanto che appena basta loro per vivere. La qual cosa, agli occhi de’ Cinesi, era giudicata poco conforme a giustizia, e contraria alla morale; per lo che alcuna specie di traffico, non che lodevole, venne stimato addirittura degno di biasimo. "I mercanti che hanno molti mezzi, e trafficano in grande, accrescono presto i loro capitali del cento per cento; e gli altri ritraggono molto guadagno girando per le città, borghi e mercati; dove, cogliendo l’occasione del bisogno, vendono il doppio di quel che vale la loro merce. I figliuoli maschi di costoro non coltivano i campi, le loro donne non allevano i filugelli nè tessono, eppure tutti veston bene e fanno lauta mensa. E senza i fastidi della vita del contadino arrivano in possesso di grandi ricchezze; praticano alla pari co’ nobili e con gente d’alto affare, godendosi tutti gli agj della vita".
      [121] Dannosissime poi vengono giudicate, dal testo che stiamo esaminando e che riferisce l’opinione corrente degli economisti d’allora, dannosissime in singolar modo tutte quelle cose che avendo un grandissimo valore nel cambio, non ne hanno nessuno nell’uso immediato: quali l’oro, l’argento, le pietre preziose e simili.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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