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      Che ci hanno che fare le misure e l’agrimensura con la pace e il governo de’ popoli? Certo niente, per noi moderni; ma l’equa ripartizione del suolo fu per gli antichi Cinesi il pensiero primo e costante; nè si credette possibile governare gli uomini, senza prima dar loro d’onde procacciarsi il campamento(66). La terra [126] venne riguardata la gran madre, che doveva alimentarli: della sua fecondità inesauribile tutti avevano diritto di godere.
      Il suolo che fu più tardi la Cina, non venne occupato dalle prime tribù mongoliche, venute dal N. O., con la forza delle armi; ma lentamente dispargendosi per tutta quella vasta regione, la conquistarono lentamente con incessante operosità d’agricoltori. A mano a mano che il suolo dissodato veniva condotto a coltivazione, diventava suolo cinese. Perciò il diritto di conquista, che pone in mano alla violenza persone e beni dei vinti, non informò la legge sulla proprietà territoriale; ma sin dal cominciare della civiltà mongolica si radicò un vago sentimento di giustizia, che in seguito la legge fissò come principio, il quale diceva patrimonio comune la terra; e il frutto di essa appartenente solo a colui, che col lavoro sa fecondarla. [127] Questo sentimento dapprima, questo principio di poi, non impedirono del tutto il corso alla violenza; la quale non essendo veramente nata da prepotenza di vincitori, potè dalla legge e dal diritto essere agevolmente frenata. Infatti, la tradizione cinese sullo svolgimento della proprietà prediale, citata in altro luogo, avverte il fatto in brevi parole: - "La terra non fu dapprincipio proprietà d’alcuno, ma possesso di tutti.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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