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      VI.
     
      Il solo fine che si propone la dottrina morale e politica di Confucio, è la tranquillità e la prosperità [161] dello Stato. Il valore del sovrano deve il popolo giudicarlo dagli effetti del suo governo. Se il fine a cui deve mirare non è conseguito o in parte fallisce, la responsabilità dei mali che ne conseguono non discende a grado a grado fino agli umili uffici per colpire gl’impotenti, ma risale fino al capo dello Stato, il quale è tenuto causa di ogni pubblica sventura. "La miseria in uno stato ben governato è una vergogna"(102). E le cause della miseria, secondo il Confucianesimo, sono nelle mani dei principi. "Lo sperpero dei beni, frutto del lavoro comune dei cittadini; il distorre dall’agricoltura le braccia, per servizj ad essa estranei; il non aver cura dell’incremento delle arti utili nè dell’allevamento del bestiame domestico, nè di una saggia cultura del suolo, ne provvedere a tempo alla penuria che può sopravvenire; sono tutte colpa di chi ha il governo dello Stato. Quando la miseria viene; e con essa la corruzione dei costumi, e la fame semina la morte; e il sovrano allora se ne lamenta incolpando l’inclemenza delle stagioni; egli è come colui che, uccidendo con la spada qualcuno, dicesse: non io, ma la mia spada ha ucciso un uomo. Il mal governo uccide come la spada, e l’omicida è il [162] sovrano"(103). La miseria è la gran corruttrice. "Solo un’anima forte può mantenersi serena nella miseria; ma il popolo, se viene a mancare del necessario, tosto si turba, perde le qualità dell’uomo dabbene, diviene violento, brutale, depravato, precipita nel delitto, e lo coglie la legge e lo punisce.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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