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      Questo è tradire la giustizia. Un sovrano onesto non bisogna che prenda in una tal rete il suo popolo"(104).
      Quanto alla costituzione o all’ordinamento delle varie classi dei cittadini, la dottrina morale di Confucio conduce nella pratica ad una assennata uguaglianza che comporta una necessaria gerarchia tra i componenti lo Stato. L’uguaglianza naturale degli uomini deriva dalla loro comune origine, l’uguaglianza sociale deriva specialmente dal concetto che il Confucianesimo ha del lavoro: concetto che differisce da quello che se ne fecero le altre antiche civiltà. Se la vita sociale consiste nella cooperazione delle varie classi dei cittadini che compongono lo Stato, le varie forme di lavoro avranno, rispetto alla loro necessità reciproca, la medesima importanza; e ogni forma di lavoro sarà ugualmente nobile, sebbene richiegga capacità diverse.
      Quattro specie di lavoro produttivo sono, nell’antica costituzione dello Stato cinese, riguardate come sufficienti a soddisfare le principali necessità [163] dell’economia sociale; l’agricoltura, le arti, la mercatura, il governo. In altri termini, il lavoro indirizzato a procacciare i prodotti della terra; il lavoro indirizzato a trasformare i prodotti naturali nelle varie utilità; il lavoro indirizzato a diffondere la ricchezza; ed il lavoro indirizzato ad amministrare le pubbliche faccende. Agricoltori, artigiani, mercanti e magistrati sono le quattro classi, in cui anche oggi si divide il popolo cinese.
      Ammesso pure, come ho avuto occasione di avvertire, che il Confucianesimo stimi ugualmente utili queste diverse forme di lavoro, è un fatto però che questa medesima dottrina riguarda il lavoro della mente superiore, per legge naturale, a ogni altro; e assegna a chi lo esercita una condizione privilegiata: anche perchè l’esercizio continuo del lavoro intellettuale sublima, per così dire, la personalità umana.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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