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      Alla forza dell’educazione nulla di ciò che è umano resiste; "non v’è che il superlativamente savio e l’idiota più infimo, che siano incapaci di mutare"(110): l’uno perchè non può andar più oltre nella perfezione, l’altro perchè è inetto a stimarsi neanche uomo.
      La conseguenza logica dell’uguaglianza originale degli uomini, e dell’effetto benefico dell’educazione sulla loro natura, è l’ugual diritto di tutti ad essere similmente educati ed istruiti, affinchè tutti abbiano modo di potersi innalzare ad una condizione migliore. Infatti così era in antico; e il Ta-hio ne rende testimonianza; "Dal sovrano supremo fino all’uomo del volgo - vi si trova scritto - tutti hanno il diritto e il dovere di educare se stessi".
      Non è questo il luogo di mostrare come era [182] diffusa l’istruzione nella Cina antica, e come erano istituite e ripartite le scuole; ma importa al nostro soggetto notare come la scuola fosse aperta ad ogni classe di cittadini.
      I figliuoli dei re e dei principi dei vari Stati feudali, che componevano l’antica Cina, e in pari tempo i fanciulli appartenenti ad ogni ordine di cittadini, agricoltori, artigiani e mercanti, ricevevano la loro prima educazione in comune nelle scuole Siao-hio, o "Scuole elementari"; dove, oltre alle prime cognizioni necessarie, s’insegnava il governo della famiglia e i doveri degli uomini. Quando i giovanetti, trattati fino allora alla medesima guisa, erano arrivati a quell’età, in cui il carattere è formato e s’è resa manifesta la diversità degli ingegni e delle capacità individuali, non si procedeva più con tutti ugualmente, ma conforme la condizione, le attitudini e l’ingegno degli alunni, e del frutto da loro tratto da’ primi studi.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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