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      [185] L’uguaglianza sociale allora spariva del tutto; e i riti, le costumanze, le consuetudini, strettamente osservate, avevano per fine di mettere di continuo in piena evidenza le varie condizioni d’ognuno, e il vario grado. Per tal modo la dottrina confuciana ha creduto metter d’accordo l’uguaglianza col principio d’autorità, e con la necessità assoluta di riconoscere e rispettare le distinzioni stabilite ed acquistate con l’ingegno, l’educazione e la cultura dello spirito.
     
     
      V.
     
      Fin qui abbiam parlato dell’uguaglianza considerata rispetto agli individui tra loro; ma vi è anche da considerare l’uguaglianza dell’intero complesso degli individui, ordinati in certa forma sociale, rispetto a qualcosa che è al di fuori o al di sopra di esso, come Dio, l’autorità sovrana, la legge, o altri simili concetti astratti, non di rado male intesi. Questo "qualcosa" superiore ad ogni cosa vivente è, nella Cina, il passato. Il passato riguardato tanto nel complesso dei fatti costituenti la vita della nazione, quanto nella vita vissuta dagli individui: il che viene a dire, rispetto verso la tradizione e la storia, rispetto verso la vecchiaia. Tal concetto del passato è il legame che unisce, nella dottrina confuciana, la politica, con la religione.
      [186] La religione confuciana esclude ogni ingerenza diretta del sopranaturale nella vita pubblica; perciò il principio d’autorità, senza il quale nessuna costituzione civile è possibile, non si fondò sopra personalità divine; ma si cercò nell’ordine fisico dei fatti, e nel fatto più naturale e appariscente; in quella superiorità che non può esser discussa, nella superiorità degli anni.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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