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      Queste cerimonie si facevano per ordine del sovrano, ma non avevano nulla di ufficiale, come il resto del culto cinese(125). Il Plath, nel suo libro sull’antica religione della Cina, non fa che ripetere quel che dice l’Amiot, nel luogo citato; enumera i medesimi Spiriti, con le stesse attribuzioni(126); e non ha nel resto della sua opera, che brevi parole intorno ad essi(127).
      Questo culto campestre di singolare importanza per la sua origine antichissima, manca dunque di notizie sufficienti per farcelo conoscere(128); e merita di fermare la nostra attenzione.
      La festa campestre dei Ta-cha aveva molta analogia con quella che gli Ateniesi chiamavano ta Haloa [220] e facevano in onore di Cerere(129) e di Bacco, per ringraziare gli Dei dopo la raccolta(130).
      La natura delle divinità che si onoravano in queste feste rustiche dell’antica Cina, era ben diversa, almeno in origine, da quella che deriva dalle attribuzioni date loro dall’Amiot. Secondo questo autore, sono spiriti che presiedono a’ fatti meteorici, che hanno, è vero influenza sulla campagna e sulla raccolta, ma che conservano un’indole troppo generica, per tenerli come genj tutelari rustici, la cui azione non esca dalla cerchia della vita rurale. Anche il Plath, che segue l’Amiot, attribuisce a questi spiriti una potestà su i fenomeni atmosferici in generale, e gli classifica nella categoria degli spiriti celesti(131). Giova or dunque esaminare quale sia la natura vera di queste divinità; attenendoci al Li-ki, che è il documento dal quale togliamo le nostre notizie, per quel che riguarda la fede dei Cinesi antichi.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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