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      Padre si crede si colleghi con pati "padrone", piuttosto che con pâ "nutrire", come altri vorrebbe. E quella prima origine nella parola, è, in fatti, più in relazione con l’idea, che l’antichità s’era fatta del pater familias: l’idea cioè di padrone assoluto della aggregazione domestica. Nè l’autorità paterna poteva essere riguardata altrimenti della Cina. Là, come pei nostri antichi, ci si presenta, ne’ primordj, come un potere assoluto, tirannico; il quale, a simiglianza di tutti i poteri tirannici, aveva bisogno d’una forza superiore [236] che lo imponesse a coloro che avevano quella di ribellarvisi.
      I sentimenti formati dall’educazione nell’animo dell’uomo civile, mantengono intatti i legami della famiglia, tenendo vivo il rispetto e l’amore filiale; mentre, dall’altro lato, l’uomo civile odierno può sottrarsi da una dipendenza troppo diretta, divenendo padrone di sè stesso, tosto che se ne senta capace, come la legge gli consente. Non così accade nelle civiltà incipienti e primitive. L’uomo arrivato alla virilità, nella pienezza delle sue forze, sente il bisogno vivissimo d’operare; e si piega di mala voglia alla dipendenza di chi stima più debole e meno valente. Egli vuole esser capo d’una riunione d’individui, che per certa inferiorità fisica siano inclinati alla sommissione, prima che la vecchiezza venga a torglierli l’energia e il vigore. Allora, o la religione gl’impone una cieca soggezione al padre, o all’avo, il quale regna assoluto e sicuro, sacerdote e padrone protetto dalla divinità, su la numerosa progenie; oppure si libera con la violenza, da una soggezione oramai mal tollerata.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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