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      L’instabilità non è un bene, egli dice, ma una cagione di decadenza e di rovina(156). Io son persuaso che il sociologo inglese troverebbe nel fondo della costituzione sociale della Cina, qualcosa degna della sua approvazione.
     
      [241]
     
      IV.
      L’UGUAGLIANZA E LA COMUNIONEAL SAGRIFICIO
     
      L’uguaglianza è la parola a’ nostri tempi più di frequente pronunziata con passione e desiderio, come è anche la parola più male intesa. Ognun che la profferisce ha in mente di vedere gli uomini tutti a un medesimo livello; e in tal caso uguaglianza è sinonimo di omogeneità. Ora chi dice società, dice organismo; e l’organismo è un complesso di parti coordinate, ma eterogenee. Come si concilia dunque l’ordinamento sociale, con l’uguaglianza, secondo il comune e volgar modo d’intenderla?
      Il principio d’eguaglianza, come viene asserito da molti, fu proclamato da due religioni, il Buddhismo e il Cristianesimo. Eppure il Buddhismo non distrusse nell’India le caste, che rimaste insuperabili, minacciano gli uomini anche nell’altra vita; e la servitù, sotto tutte le forme e di tutti i gradi, accompagnò traverso tutti i secoli la storia del cristianesimo. Non è dunque l’uguaglianza sociale che quelle religioni insegnarono; ma per l’una è l’uguaglianza di tutti i viventi in faccia al dolore, che secondo la sua dottrina aggrava ogni specie d’esistenza; per l’altra è l’uguaglianza d’ogni [242] uomo in faccia a un Dio tanto grande, al cui confronto spariscono tutte le miserissime distinzioni umane.
      La sola religione dell’antichità che parli d’uguaglianza nel dominio dei fatti sociali, è il Confucianesimo; perchè è la sola delle religioni antiche, che non si occupa dell’uomo come creatura che deve conseguire la sua perfezione fuori della società e del mondo; ma che se ne occupa per far di lui un elemento utile del consorzio civile.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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