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      VIII. - CARTE GEOGRAFICHE.
     
      § 30. "Durante il regno di Shen-nung (2738-2697 a. C), Pe-Feu disegnò la figura della Terra e il corso delle acque" (K., v, 4).
      Durante il regno di Hwang-ti (2697-2598 a. C), Wang-mu (deità del M. Kuenlun) dette a quel sovrano la mappa della Terra, e lo stesso avvenne quando salì al trono il re Shun (2255-2206 a. C.), affinchè potessero governare saviamente lo Stato
      (Ibidem).
      Ai tempi dei Cheu (1122-255 a. C.), vi erano alcuni ufficiali che avevano cura delle mappe del territorio cinese, per farsi un concetto preciso del medesimo, e per stabilire bene i confini delle città e degli stati, e ancora per conoscere se il commercio che [298] facevasi co’ popoli barbari circonvicini, fosse di mutuo vantaggio (Ibidem).
      § 31. "Al tempo di Wu-ti (265-275 d. C.), Fei-sien fece la mappa della Terra in diciotto tavole (pien). In questa mappa due pollici rappresentavano mille li" (Tsin-shu).
      (Per indicare la posizione dei paesi) s’immaginarono linee che dall’E. andassero a O., e dal N. al S. Le prime vennero dette wei (fili longitudinali di un ordito) ovvero kuang (larghezze); le seconde vennero dette king (fili trasversali di un ordito) ovvero lun (circuiti)
      (Kia-yu e Cheuli, cit. in K., v, 2).
     
     
      EPILOGO DI CIÒ CHE È DETTO NEI BRANI DE’ TESTI CITATI DI SOPRA.
     
      Le prime verità concepite hanno avuto di frequente cattiva sorte durante lungo volgere di secoli; la storia della scienza ce ne dà non pochi esempi; e la Cina non fa in questo eccezione, come in tante altre cose. Delle varie opinioni cosmografiche, ricordate dagli scrittori cinesi (§§ 1, 2, 3), la più scientifica, quella che supponeva gli astri liberamente sospesi in uno spazio infinito, venne fin da principio esclusa come la meno conforme all’esperienza dei sensi, e per conseguenza non vera (§§ 1, 4). Combattuta con diversi argomenti da vari autori, Ko-hung credette di metterla [299] in canzonatura dicendo, che se fossero vere quelle idee, il Cielo non esisterebbe più (§ 19): la qual cosa sarebbe assurda, imperocchè il cielo è a tutti visibile, e nessun può negarlo.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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