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      ). Il contrario sarebbe nientemeno che assurdo. Eppure il dire che ciò sia è maldicenza, è giudizio temerario, e perfino calunnia: vedete un poco dove vanno a ficcar la calunnia! E guai al buon nome della signorina, se non celasse ben bene i proprj sentimenti, dei quali sono tutti persuasi. Anzi, quando giugnerà l’ora fatale, essa sarà per qualche tempo inconsolabile, e poi fortemente rassegnata, e in fine anche felice, sempre per opera del tempo che è un gran balsamo anche per le più crudeli ferite. Così, nel caso presente, è facile imaginare che per una famigliola non troppo fornita di persone di servizio e di suppellettili, il dare un pranzo numeroso e di pretensione è un impegno forte e imbarazzante. Ma ve lo siete assunto, e bisogna portarlo con esemplare intrepidezza.
      Ripeto che la dissimulazione è poesia, e prosaccia la verità. Per il bisogno di attenersi alla prima la famiglia invitante deve essere tutta sorrisi e cordialità e disinvoltura, e chiamarsi felice di passare, per nostra bontà e degnazione, una sì bella giornata, e manifestare la speranza di potere essere onorata altre volte. Ma se leggessimo la prosa dell’animo intimo, Dio sa quali diavolerie salterebbero fuori! Non è improbabile, a cagion d’esempio, che la padrona di casa pensi: «Quella bestia di mio marito! vuol grandezzare per vanità, e mettersi a paro coi signori per rendersi ridicolo: e alle povere donne toccano i fastidii; smagazzinare e capovolgere tutta la casa, e lavorar tre o quattro giorni tra prima e dopo: a che pro? per consumare in due ore quanto basta a vivere due settimane: e sciupare il fatto nostro per dei parassiti che non ci servono a nulla.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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