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      A sì orrenda bestemmia del sentimentalismo contro la providenza (che per lo stimolo dei supremi piaceri ci obliga al soddisfacimento dei supremi bisogni) la risposta mi corse fin sulla punta della lingua: ma, trattandosi di bel sesso, la contenni, e mi limitai a questa osservazione: «Sarà benissimo come ella dice, donna Lucinda: ma il peggio si è che almeno questa poca trivialità, giacchè bisogna pur farla, vorrei farla bene, e non posso perchè siamo qui stivati e calcati come le sardelle in un barile.»
      Un moderno filosofo nell’opera: Les classiques de la table, ci dice chiaro e netto: calculez sa longueur (de la table) de manière à laisser une place de 24 pouces à chaque convive. Ora, ventiquattro pollici corrispondono a sessantacinque centimetri, ossia oncie tredici milanesi. Non c’è da ridere: si spende il calcolo sublime per molte curiosità astronomiche che non servono nemmeno a fare il lunario, e non si esporrà il ragguaglio delle misure per sedere commodi a pranzo? credo che in ciò mi darebbe ragione perfino donna Lucinda, a cui dovetti quella volta comprimere tanto il sentimento. Dunque tredici oncie di spazio per testa. Se poi è vero che le scienze hanno sempre da progredire, e che ogni nuovo trattato deve allargare le conquiste degli antecedenti, sarei quasi inclinato a dimandare un’oncia di più ma non voglio soverchiare quel pensatore illustre: stiamo quindi alla di lui misura, dalla quale però non s’abbia a demordere una linea, almeno quando si tratta di uomini di molto peso e di donne grosse o vestite a vapore.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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