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      Ma tra gli estremi del bestiale e del divino v’è un di mezzo, l’umano. E questa volta per varietà trattai un tema umanissimo, quello del pranzare, al quale il mondo intero dà molto maggiore importanza di quanto vogliano concedere coloro che stanno in sul sublime. Nel Gatto il discorso andava via più rapido, perchè avea più aria di novità: quì con eguale novità, giacchè nessuno prese a sviluppare i miei assunti, il tema decorre più lento e disteso, perchè, da burla o davvero, ha carattere essenziale di didascalico e dimostrativo. Chiamo nuovo un argomento quando è inaspettato e quasi non creduto. Una volta dicevano: «Che cosa si può scrivere sul gatto?» Un’altra volta ripetevano: «Che cosa si può scrivere sull’arte di convitare?» Bene o male, ho sciolto ambedue i problemi. Nel Gatto la satira.... (vi annojo? vorrei che sentiste una verità: che cioè non mi guida la smania puerile di far l’apologista a me stesso. L’impressione più o meno grata di un libro è quello che è, nè si cambia per commenti: ma parmi che questo genere di osservazioni ci avvezzi a vedere e rimarcare le piccole ragioni delle piccole cose), nel Gatto la satira era più forte perchè colpiva le passioni grosse e i vizii generali: nel presente lavoro è più efficace ed utile perchè fruga nelle ridicolaggini specializzate. Io credo per certo che in virtù della satira non si sia commesso al mondo nè un delitto nè un peccato di meno: ma sono persuaso che la satira abbia tolto o assai diminuito moltissime usanze sciocche e moleste.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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