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      Io sembrerò esaggerato: ma a poco a poco ci saremo trascinati a queste conclusioni, perchè sono legitima e necessaria conseguenza di una teoria troppo esclusiva che su qualche foglio periodico, altronde lodevolissimo, diventa mano mano più inflessibile, assoluta, opprimente.
      E coloro i quali dicono: «Peccato che sprechi l’ingegno in queste inezie», li ringrazio della parte di complimento che sta nel rimprovero: ma li avverto che il rimprovero non è giusto. Se anche fossero affatto inezie, sapete perchè me ne occupo? perchè sono il genere nel quale riesco meno male: perchè posso spiegarvi tutta la mia poca forza: perchè almeno là io ci sono dentro tutto: in argomenti severi ci sarei dentro appena mezzo, o per un quarto: oh che miseria! Nessuno può indicare a un autore quale sia la sua vocazione: è lui che deve sentirla, e bisogna lasciarlo fare: e s’egli andrà forviando per mali consigli, si guasterà e non varrà più nulla. Scrivendo ciò che piace a me, finirò, dal poco al meno, a piacere un tantino anche a voi: se scrivessi ciò che a voi piacerebbe, vi accerto che non piacerei niente affatto nè a voi, nè a me.
      Dunque io lascio ai veri studiosi e ai dotti sul serio il trattare le questioni importanti, e gli ardenti problemi che agitano il cuore umano: e continuo a occuparmi di cosuccie tenui e leggiere: tanto più che, se volessi fare altrimenti, nol dovrei e nol potrei perchè io in fine dei conti, anzi in principio dei conti, sono medico e chirurgo, e ho un impieguccio, e una famigliuola, e brighe, e affari e fastidii miei e altrui: e la letteratura la piglio come sollievo e distrazione alla prosaccia della vita reale: e ciò che scrivo non costa nè molto tempo, nè molta fatica, nè erudizione alcuna: in caso diverso, tralascerei: tanto più che bisogna pensare anche alle ore necessarie per far niente, ossia per l’ozio filosofico e contemplativo.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212