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      Datemi un soggetto simile che imbandisca un convito e gli presieda, dove egli detti e gli altri mangino: e poi se non copiate dal vero, sfido il più felice poeta a imaginare e rendere il viluppo degli spropositi e degli assurdi che saprà schiccherarvi su qualunque argomento. E ne ha tutto il diritto: perchè chi fornisce i lauti pranzi, che sono fatti sustanziosi, può ben permettersi le buaggini grosse che sono parole senza sugo; e non ne farà risparmio, e le dirà gravemente come se mettesse fuori assiomi o epifonemi: non è mai stato avvezzo ad essere contradetto! Talchè per un uomo di buon senso a frenare gl’impeti di una scandalosa risata ci vuole tutta la virtù del bordò, dello sciampagna, del fagiano, dell’ananasso.... Ma dove diamine mi lascio io menare dalla foga delle descrizioni? E poi: può esistere ancora intero siffatto tipo? oppure non è che il miscuglio di confuse sparse reminiscenze, in quel modo che la Venere di Zeusi compendiava i vezzi delle primarie bellezze di Grecia? Talvolta è difficile il rispondere a così facili dimande.
      Dunque, se io vi dicessi: Alla vostra tavola troncate per quanto si può i discorsi melanconici, nauseosi, o atti ad offendere l’amor proprio o la delicatezza morale anche d’uno solo tra i convitati; impedite che alcuno si ostini in discussioni aride, monotone, prive d’interesse; procurate che i temi si attaglino all’intelligenza e ai gusti della maggioranza, ecc.; se vi facessi queste e altre consimili raccomandazioni, sarebbe come dirvi: Abbiate animo gentile, educazione fina, distinto buon senso.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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