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      E il mento in forestieri unti s’imbroda,
      La cara patria a non curar per modaTalor s’avvezza.
      Filtra col sugo di straniere salseIn noi di voci pellegrina lue:
      Brama ci fan d’oltramontano bueL’anime false.
     
      Taluno potrebbe objettare che hanno perduto il loro credito perchè nelle volgari taverne vengono confezionate e infarcite con materie scadenti, o peggio ancora con ogni avanzo e rifiuto dei giorni passati. Ma chi v’insegna di andarle a mangiare nelle osterie del popolacc.... volevo dire di quella porzione di popolo che non si deve più chiamar popolaccio? State un po’ a vedere che non si beverà più il vino sincero per la paura dei vini traditori, e che negheremo la dovuta venerazione all’oro, perchè i falsarii mandano in circolazione monete di lega ladra. Dopo questo sfogo di amor filiale verso la cara patria, lascerò che ognuno la pensi a suo modo in tale argomento, e chiuderò con un aneddoto interessante.
      Durante il cessato Regno d’Italia (intendo quello che cessò nel 1814) il prefetto di un certo dipartimento era ghiottissimo per le polpettine e ne faceva la sua quotidiana delizia. Occorse, come occorreva spesso, di dover celebrare una vittoria di Napoleone col solito Tedeum e coll’inevitabile pranzo diplomatico. La sera antecedente, fattosi recare dal cuoco la lista dei piatti, nello scorrerla disse: «E le polpette? — Oh, si figuri: almeno per dimani bisogna farne senza: è pranzo di etichetta. — Vi dico che voglio le polpette, e non ascolto repliche. — Mi perdoni, ma piuttosto lascio quì grembiale e berretta e vado via: ho anch’io le mie convenienze.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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