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      Vorrebbe essere una magnifica burla. — Bisogna però che fossero ben malvagi per meritare quella feroce imprecazione. — Oh, in quanto a questo erano il vituperio delle genti del bel paese che dice di sì. Figuratevi che avevano un arcivescovo che pareva un maestro e un donno. — Donno? forse per dire donnajolo? — Sicuro è appunto una licenza poetica per esprimere un uomo licenzioso; e quel prelato, in cambio di attendere a cantar messa e compieta in chiesa, andava a caccia di lupi e lupicini al monte. E poi sembra che quei di Pisa odiassero tutto il genere umano; tant’è ciò vero, che non potevano vedere nemmen Lucca, una città così buona, che fornisce i bambini di gesso a mezza Europa. — E io vi dirò che c’è ancora di peggio: dovevano essere un popolo sempre restìo e lento alla compassione, e che non faceva mai nulla di buono a tempo: e scommetterei che portarono una minestra al conte Ugolino quand’era già morto di fame: onde, per significare un soccorso tardo e inutile, si dice per proverbio il soccorso di Pisa. Ah sì, un poco di Capraja e di Gorgona sullo stomaco sarebbe proprio stato il caso per quei malandrini. — Però i posteri sono tutt’altra gente: fino i pitocchi che cercano l’elemosina parlano tutti in toscano che sembrano loro i scienziati e noi gl’idioti: è una meraviglia!» E così, con quel fiorentino in corpo, passammo la più bella e istruttiva giornata del nostro viaggio.
      Concludiamo dunque che a una tavola imbandita, dopo aver seriamente proveduto al vino è ottima cosa servire anche i vini, massime verso la fine del pranzo, perchè motus in fine velocior; quando, infiacchita la facoltà del mangiare, le sopravanza più che mai intrepida quella del bere.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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