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      Ma, oimè, che giova, se nell’atto stesso di riconoscerti e idolatrarti per sempre, tu muori e sparisci dalla terra dove abitasti tanti anni inosservato e all’oscuro per mio beneficio? che vuoi farci? rassegnarti e lasciarti bevere: pur troppo è il solito che accade in hac lacrymarum valle: finchè si è vivi, oscurità, isolamento, e peggio ancora: la gratitudine del mondo reo è postuma quasi sempre.» Questa è una parte, e forse non la più matta, dell’improvviso di quel cervello balzano: ma come ripeterlo tutto dopo tanto tempo, e colla penna in mano, e colle fauci asciutte e con arido il cuore? bisognerebbe avere davanti agli occhi un ottocento due, e nel ventre molti altri millesimi posteriori.
     
     
     
      CAPITOLO DECIMO
     
     
     
      I vini fanno venire in mente i brindisi. Oh, la brutta e detestabile usanza che sono i brindisi! Tuttochè isolato dal mondo, e fuori di pericolo di doverne fare, mi sento ancora i brividi al solo pensarvi. Il pranzo, una delle migliori gioje della vita, hanno avuto il talento di guastarla proprio sul fine colla maledizione della poesia obligata: in cauda venenum; giacchè io quì per brindisi intendo i versi adulatorii che pur troppo è costume di leggere a tavola in certe ricorrenze. È propriamente il caso di dire che il diavolo ha voluto metterci la coda: tanto che in questo mondo una cosa tutta bella e perfetta non ci abbia da esser mai. La disgrazia però è di pochi, anzi limitata a quei pochissimi che scrivendo hanno la responsabilità delle proprie parole, e sono ridotti al mal partito di non lasciarsene scappare una che non sia confessabile in faccia al publico rispettabile.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212