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      Ma avvertite bene di non iscapolarvela del toccare questa corda sotto al pretesto che voi trattate dei pranzi popolari: giacchè voi siete uomo da scivolare dalle mani di chicchessia come un’anguilla male afferrata: oh, no! avete tante volte divagato col discorso sulle mense eccelse, e coll’entusiasmo della più matta poesia: perciò siate giusto, e parlate di questo costume esclusivo dei ricchi; e occupatevene di proposito, e ragionatamente: chè vogliamo proprio sentire il vostro parere. E se non lo farete, vi avverto che publicherò questa lettera su qualche giornale, per persuadere tutti i vostri lettori che siete il più ghiotto e insieme il più pauroso parassito che bazzichi alle tavole dei conti e dei marchesi.
      «Dunque a rivederci alla seconda parte del libro: intanto addio, e state sano per molti anni a fine di continuare a scrivere le vostre corbellerie: chè, in sostanza, è un mestiere anche quello del pagliaccio, e massime in questi tempi melanconici e rabbiosi ce ne abbisogna alcuno che non sia dei peggiori; e, d’altra parte, se la fortuna non vi diede nè bezzi nè mezzi, e se per le vostre satire siete sempre un medico da pitocchi perfino a Monza, è troppo giusto che v’ingegniate in qualche maniera, povero disperato anche voi! E sappiate che io vi voglio bene, e che compero sempre i vostri libretti; perchè almeno voi il buffone lo fate giovialmente, e, pare anche, colla piena coscienza di essere tale: a differenza di tanti animalacci che ammorbano la stampa e le academie, non sapendo mai dire una sciocchezza nuova, ma rifriggendo quelle vecchie con un’aria e una prosopopea come se fossero l’oracolo di Delfo.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





Monza Delfo