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      Perciò non dubito che, qualora gli amici non intendano di far sole ciarle in circolo al cammino, tu sarai provisto dello scacchiere, del tarocco, e anche delle carte da tresette: perchè, a cagion d’esempio, il signor Onofrio colla sua chimica da cavamacchie e la scienza delle rivoluzioni atmosferiche, ha l’aria di saper giocare appena la bazzica o il trentuno a un soldo la partita. Raccomanda poi alle tue donne che, se necessitano loro alcune assenze, queste siano brevi e rare: che infine non si mostrino seriamente occupate che di noi, per non renderci accorti che faremmo loro una grazia particolare ad andar via. Capisco bene che in un dopo pranzo di questa entità devono avere pensieri e cuore in cucina; dove ha da essere una babele e uno sciupío da non dirsi, con tante stoviglie accatastate, con quella portinaja e quel servitore del primo piano venuti ad ajutare e far bottino: oltre a regalarli, faranno man bassa sui bocconi migliori: e che svotamento di bottiglie! e quanta roba romperanno! Ma, dal più al meno, sono accidenti inevitabili: e non calcolate la gloria d’una giornata campale? È una bella cosa a non riportarne rotto anche il capo.
      Quando poi ci risolveremo a levarvi l’incomodo, avverti, Giorgio, di non aspettarti tanti ringraziamenti, se pure gli amici tuoi sono gente di garbo; giacchè sono usi gretti e da sbandirsi. Difatti, perchè ringraziare, e di che? Il mondo, sotto al nostro punto di vista, non può dividersi che in due classi, quasi a simiglianza dei sessi: invitanti e invitati: senza i secondi non ci potrebbero essere i primi: gli uni dunque sono egualmente necessarii agli altri, come boja e condannato per una buona e regolare impiccatura.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





Onofrio Giorgio