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      Le cose che ora dico non sono già il libro, ma la prefazione, che d'ordinario non viene letta da nessuno, salvo gli amici più affezionati e curiosi. Questa dunque è una chiacchierata familiare fra il crocchio intimo della sera, quando si apre liberamente il cuore e si esercita la più atroce maldicenza, che di solito è la nuda verità e anche meno. Dopo viene il libro, fatto anche per tutti i profani che non capiscono niente delle cose del mondo: e là, siccome l'assunto è di lodare, si deve essere impudentemente bugiardo come un articolo bibliografico e una necrologia, inventando virtù che non esistettero mai, e voltando in virtù fin anco i vizi.
      Ma, a proposito del contraddirsi, mi nasce uno scrupolo. Io lanciai qualche parola sui libri frivoli con apparenza seria, e non vorrei che andaste meco troppo d'accordo sulla frivolezza del mio. Sarebbe una pessima concessione. Gli autori, mi pare d'averlo accennato altrove, non sono mai modesti che a patto di esser contraddetti: rassomigliando in ciò alle belle signore quando dicono: «io sono vecchia, io sono brutta». Il meno che si possa rispondere è un «oh anzi, so ben ch'ella burla!». Guai se per divagazione di mente e per abitudine di tutto approvare scappaste fuori colle solite parole: «lei dice benissimo». Dunque il mio libro è tutt'altro che frivolo. Lo sarebbe se io facessi l'elogio individuale del mio gatto, quantunque anche in questo caso militerebbe per me un esempio tutto italiano del secolo decimottavo, allorché la morte del gatto di Domenico Balestrieri fu pianta in ogni possibil metro dai poeti di tutta la Penisola, e se ne fece un grosso volume a vanto dell'immarcescibile Arcadia.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





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