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      Agli amici dunque e vecchi e nuovi lo raccomando; e se nell'indulgenza loro lo trovassero a livello dell'argomento che tratta, mi sapranno poi dire qual sia la prima bestia che io debba celebrare dopo il gatto.
      Esordio
     
      Quando alcun uomo si rende celebre per potente individualità di carattere o d'ingegno, io mi sento portato, senza volerlo, a riflettere qual sia la bestia ch'egli maggiormente rassomigli. E ciò in forza d'una persuasione: che la vera originalità sia dote esclusiva dei bruti, mentre gli uomini, dal più al meno, siano sempre imitatori. Strappati tutti alla natura e posti sotto al giogo delle convenzioni, hanno studi da ficcarsi in capo per forza, esempi obbligati ai quali uniformarsi, vie prestabilite a seguire: insomma non fanno che imitare e copiare; e il peggio si è che d'ordinario riescono copie cattive e meschine per le incertezze del criterio e il perpetuo conflitto delle opposte passioni. Ma le bestie, guidate dal solo istinto, e in balìa al natural talento, hanno abiti e costumi pronunciatissimi, forti, costanti, sono eternamente uguali a se stesse per virtù propria e innata, senza modelli mai, senza pregiudizi, senza aberramenti di educazione.
      I poeti, i filosofi, i dotti di tutte le nazioni, anzi tutte le nazioni in massa, rendono testimonianza di questa verità: essendoché dalle similitudini dell'epopea fino ai proverbi della plebe è un continuo confrontare gli uomini alle bestie come le imitazioni agli originali. Se siamo tardi d'ingegno, ci chiamano buoi; se sudici e corpulenti, porci; se villani e selvatici, orsi; se ignoranti, asini.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98