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      Chiameremo forse padroni gli inquilini? Oh poveri diavoli, che pagano orrende tasse semestrali pel diritto di non dormire in mezzo alle strade! che in forza di ferree investiture non possono né andare né restare a loro piacimento! che han bel gridare pel camino che manda fumo, per le finestre che mandano aria, per le soffitte che mandano acqua, pel pozzo che manda fango, pel pavimento che manda polvere, pei muri che mandano cimici; e mai non ottengono provvedimento.
      Riconoscete una volta questa grande verità, che l'unico e vero padrone della casa è il gatto: anche per la ragione che egli è il solo a goderla e abitarla tutta quanta, dallo studio alla dispensa, dalla cantina al tetto, dalla rimessa al fienile, dall'oscuro sottoscala all'aperto giardino, dove s'arrampica sugli alberi, gira sulle viti, passeggia pei muriccioli. Egli va in tutti i luoghi inaccessibili all'uomo: sulla piccionaia, sulla gronda del tetto, in cima alla torretta del fumaiolo, sul mezzo mattone d'un muro addentellato, se pur v'è tanto spazio da starvi quattro zampe raccolte; e quando lo vedete spingersi, addattarsi, rannicchiarsi in qualche sito incomodo, difficile, pericoloso, e vi nasce desiderio di sapere perché egli vada a ficcarsi proprio colà, fate conto che egli ci vada per la sola ragione che è padrone di andarvi, e che dal più al meno vuol godere la sua casa tutta quanta.
      Pericoli che corre sui tetti, e sue cadute
     
      Ma che dissi io mai di siti pericolosi? i pericoli in siffatto ordine di cose sono tutti per noi, cattivi calcolatori delle difficoltà, resi pusillanimi e ridotti al capogiro dall'immaginazione, talché ci parrebbe di fare una gran prova passeggiando duri duri e spaventati sopra un sentiero largo un metro e fiancheggiato da precipizi.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98