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      E un gatto che precipita dalla sommità d'una casa a cinque piani, è molto se crede opportuno di ritirarsi un istante a ripulirsi, a lisciarsi il pelo, a ricomporsi da quel piccolo scompiglio della persona. Ora, dico io: ammesso che madre natura ne' suoi fenomeni è sempre saggia e rivelatrice d'importanti verità a chi sappia interrogarla, non vi sentireste, miei cari, indotti a sospettare che la vita di molta gente valga un poco meno di quella di un gatto? Volendo però schivare i confronti sempre odiosi, concludiamo che la vita del gatto deve essere preziosa più di quanto appare a primo aspetto.
      Apologia dell'ozio
     
      Ma insomma, dirà taluno, come passa egli la sua vita? Rispondo con una sola parola: da gran signore. Accudisce premurosamente alle più importanti occupazioni: mangiare, digerire, dormire; attende parecchie ore del giorno alla grand'opera della toilette, lavandosi, pettinandosi, lustrandosi il pelo, facendosi tutto mondo e bello col ministero della propria lingua e delle proprie zampe. Oggi si dedica a una partita di caccia e dimentica ogni altra cura; domani gli verrà il ticchio della galanteria, e per qualche settimana sarà il don Giovanni Tenorio di tutte le soffitte e di tutte le cantine della contrada. D'ordinario poi, quando non sappia che far di meglio, egli concede a se stesso le delizie soavi e lunghissime d'un ozio tutto filosofico e contemplativo.
      L'ozio (perdonatemi una breve disgressione che però si collega strettamente colle abitudini del gatto e colle simpatie dell'uomo), l'ozio non è già il padre dei vizi, come asserisce l'ignorante volgo, ma è figlio di tutte le virtù, premio delle fatiche onorate e perfino delle inique, caro compagno dell'opulenza, sospiro e sogno continuo della miseria, speranza e mèta di tutti coloro che spargono, lavorando, il sudor della fronte.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





Giovanni Tenorio