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      Riavutosi il gatto da quell'inerzia soave, sente il bisogno di cambiare giacitura, di sgranchire le membra, di riprendere nuova lena riposando, per così dire, da quel riposo. Perciò si voltola sopra se stesso, s'aggomitola, sgambetta, si stira tutto quanto, fa un arco della schiena, e si disegna in molti elegantissimi atteggiamenti che basterebbero alla gloria di un pittore il quale sapesse coglierli con evidenza: il tutto interpolato di lunghi, pieni e saporiti sbadigli. Il qual ultimo fenomeno costituisce per sé solo un gran titolo di lode, essendo che lo sbadiglio è privilegio degli animali di fino intelletto, e massime dell'uomo, e soprattutto dell'uomo altamente civilizzato. Lo sbadiglio presiede quasi nume tutelare alle conversazioni eleganti, alle accademie vocali e stromentali, alle dotte lucubrazioni dei corpi scientifici; e ciò torna a vanto di siffatte unioni rispettabili, perché lo sbadiglio è una specie di scaricatore o valvola di sicurezza che difende l'individuo alla troppa piena dei piaceri e della sapienza. Ah sì! i gaudenti, i dotti e i gatti sbadigliano assai, col divario che quest'ultimi, seguendo gli inviti di madre natura, spalancano le mascelle e dilatano i mantici polmonari il più che possono, e pel tempo che occorre al lauto soddisfacimento di questo bisogno fisico-morale; mentre che i bipedi, sempre schiavi dei pregiudizi e delle convenienze, il più delle volte fanno abortire lo sbadiglio con vera molestia e oppressione precordiale.
      Oh la vita tranquilla e beata che mena il sovrano abitatore del tetto! di quel tetto che è sempre il coperchio d'una gran pentola di mali, giacché ogni fabbricato ove abita l'uomo, dal tugurio fino al palazzo, è un vaso di Pandora tutto pieno di dolori e querimonie.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





Pandora