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      Il suo mantello ha la morbidezza dell'ermellino, la testa è un velluto, le estremità flessibilissime e minute corrispondono a quelle famose manine e a quei piedini famosissimi che s'incontrano in ogni pagina dei teneri romanzetti. Che dirò poi del sembiante? È bello anche il gatto; ma in quella placida e grave serenità ha un non so che di misto tra il goffo e il bravaccio. Mentre il volto della gatta esprime la più fina intelligenza, la sensibilità più squisita. Le minime impressioni degli odori, della luce, dei suoni modificano quella fisonomia mobilissima, e vi determinano cento svariate contrazioni. Ama le carezze, ma si offende e scivola sotto una mano ruvida e pesante. Va intorno, che nessuno la sente: discreta, cauta, leggiera, passeggia fra i monili, le scatoline e le porcellane, senza nulla smuovere, senza nulla toccare. Sembra nata per abitare i più eleganti gabinetti moderni, gremiti di alberelli e ninnoli e balocchi, che una volta divertivano i piccoli fanciulli e ora divertono i fanciulli grandi. Insomma, ha il fare e i vezzi d'una damina, ma di quelle di primo ordine, ultra-sentimentali, che non mangiano mai, che non escono mai di casa a piedi, che studian l'inglese.
      La sua bellezza è varia come nella donna, e ve n'ha per tutti i gusti: v'è la magrina e la paffutella, la candida e la bruna, la bionda e la screziata di molti colori, con macchie così seducenti e capricciose che paiono civetterie dell'arte più raffinata, e sono favori di privilegiata natura. E con quali aiuti fa risaltare tanti vezzi?


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98