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      Dopo la ventilazione di vari progetti, fu stabilito che la mattina del 29 si avrebbe collocata la gatta in un canestro: portatala in casa di un amico, e quivi chiusa per tutto il giorno in una stanza, la sera si sarebbe andata a prenderla e metterla in possesso della nuova abitazione. Arrivņ finalmente il San Michele, quel giorno formidabile per tutte le persone che pagano un affitto nuovo, e vedono compirsi il guasto delle mobiglie vecchie. Sorta appena l'aurora, l'appartamento fu invaso dai facchini che vi cominciarono quella loro opera di devastazione. La gatta, atterrita da siffatto parapiglia, scomparve. Mi levo da letto, corro le stanze, la chiamo, la fo cercare per le scale, nel cortile, in cantina, nella soffitta, per tutti i buchi della casa, e sento che si č rifugiata sul fienile. Allora mi munisco d'una fetta di salame, mi fo seguire dalla domestica col canestro, e giunto all'uscio del fienile, dico: «tu sta qui zitta e pronta come la serva di Giuditta, quando aspettava di mettere nel sacco la testa di Oloferne»; e m'inoltro. Vedo la gatta sul margine dell'abbaino, con una cera piena di preoccupazione e di sospetto, che dimena la coda.
      E qui notate di grazia una delle tante differenze fisiologiche che passano tra cane e gatto. Il cane dimena la coda in segno di amicizia e d'allegrezza, il gatto in segno di noia e d'agitazione morale. Gli uomini verso la fine del secolo decimottavo rinnegarono la propria coda: ma i pochissimi che l'hanno conservata fino ai nostri giorni come raro monumento, con questo solo fatto del lasciarsela ancor pendere tra le spalle, senza nemmeno muoverla, diedero eroica prova di disprezzo dei rispetti umani, di costanza nelle massime antiche, di odio ad ogni novitą. Oh quanta, e quanto varia č l'eloquenza della coda nelle diverse specie di animali!


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





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