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      Ma, tornando al Gatto, tu trovi che io non ho detto nulla di nuovo sugl'istinti e le abitudini di questa bestia. Qui hai ragione: io scrissi ciò che tutti sanno e vedono, perché ho servilmente copiato la natura, né mi giovò alcuna risorsa di fantasia creatrice. Capisco, che se avessi dato al gatto i talenti del pappagallo o le tendenze della scimmia, sarei riuscito nuovo e originale, ma non ci ho pensato prima. La novità però che tu mi concedi (uomo generoso!) è di aver esposto in moltissime pagine ciò che Buffon con tanto senno e tanta evidenza seppe dire in pochissime. Oimè! tu confondi il severo naturalista che si attiene strettamente alla descrizione anatomica e fisiologica d'una specie; che per quanto cerchi d'esser breve, avendo a percorrere l'immenso campo di tutta la natura, fa un'opera immensa: tu, dico, lo confondi collo scrittore di opuscoli letterari, che piglia il gatto a pretesto di satira sociale, e di cento svariate digressioncelle. E l'hai proprio detto di buona fede, eh? È già la seconda volta che mi citi Buffon, e ancora molto a proposito. Vieni qua, mio caro, che anch'io voglio darti una seconda mezz'oncia, più tenera della prima; tu meriti le carezze, non solo per esser bravo, ma anche per esser buono e pieno di candore e d'innocenza.
      Giunto che tu fosti all'ultima pagina del Gatto, hai dovuto esclamare cordialmente: «Sì, v'è del buono, ma ne avevamo proprio abbastanza». Quanto al buono, mille grazie: la lode è grande in bocca tua, e non è piccola anche per se stessa, perché tre quarti almeno dei libri non hanno niente di buono.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





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