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      L'infelice sono io, condannato a patire la fame.
      Qui avrei finito; ma queste quattro chiacchiere con te m'han dato piacere, e mi rincresce di lasciarti. Ascoltami dunque un breve istante ancora. L'ultima parola, proprio l'ultima del tuo articolo, è Scannabue. Tu eri ben lontano dall'immaginare quale pericolo per te si chiudesse in quella citazione. Aristarco Scannabue, ossia Giuseppe Baretti, scrittore critico e satirico, ebbe, com'era di dovere, uno sciame di nemici veramente anonimi perché senza nome. Uno di costoro credette di annichilarlo con un libello furioso (e anonimo, già s'intende) intitolato il Bue pedagogo. Aristarco confutò quel bue con una serie d'articoli nella Frusta letteraria, che sono tuttora una piacevolissima lettura. Ma, non contento d'aver processato e confitto sulla croce del ridicolo quel suo avversario, gli strappò la maschera e pubblicò il nome di lui a suono di tromba... Non impallidire, mio caro, poiché il tuo peccato non è così grave da meritar quella pena. Trattasi d'un po' d'invidia e gelosia per un Gatto, e stando in proposito non volli darti che una lieve graffiatina da gatto. Sarebbe stato troppo il farti sentire la zampa di suo cugino il leone. Anzi, nol farò mai, per non diventar traditore del mio ventre affamato. Dunque io taccio, e se non hai ciarlato tu, di me sei sicuro come d'un confessore; a patto però che pubblicando io nuovi opuscoli, tu mi scriva contro nuovi articoli ugualmente sinceri e modesti: e ti prometto che avranno sempre la seconda edizione, con grande sollievo della mia fame e non poco incremento della tua fama.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





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