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      Insomma, c’è qui una quantità [7] di problemi, che giova sperare si vedranno presto sciolti definitivamente.(15) Ma qui pure è inutile ch’io mi stia a insanguinar tra le spine, mentre per il momento posso camminare con tutto il comodo in un terreno sgombro. A me basta di ragionare un pochino dei romanzi del ciclo brettone quali noi li abbiamo, senza perdermi in indagini sulla loro formazione.
      Ne vedo dunque di due sorta: in verso, ed in prosa. Comprendo nella prima classe anche quelle composizioni più brevi e più semplici, che conservano, o si sono appropriate, il nome di lais. Dei romanzi della seconda, parte furono composti in prosa originariamente, parte giunsero alla forma prosaica per opera di compilatori e raffazzonatori.
      Che anche quando i racconti sono celtici di provenienza, vestendo le forme della lingua d’oïl abbiano altresì dovuto subire una trasformazione più profonda, è cosa manifesta a priori per chiunque conosca l’indole dei tempi. Il medioevo è cosiffatto: soggettivo per eccellenza, accomoda inconsciamente ogni cosa al suo io. Questa narrazione sarà un portato della mitologia greca; quest’altra, invenzione d’un romanziere dei bassi tempi; quella trarrà origine dalla Germania: basta che tutta questa roba attraversi una mente medievale, perché ne esca con un colorito uniforme, che dissimula le differenze sostanziali. E se questo è, ognuno vede quanto più profondamente francesi devano essere tutte quelle creazioni, che furono immaginate bensì sotto l’impulso e anche ad imitazione dei racconti di origine [8] celtica, ma da fantasie normanne, picarde, o che altro so io.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





Germania