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      E infatti il Boiardo ride, e si studia di far ridere; anche in mezzo alle narrazioni più serie esce in frizzi e facezie; e più d’una volta egli crea scene, che si potrebbero credere trovate dal Cervantes per beffare la cavalleria ed i suoi eroi.
      Non so se abbia saputo esprimermi in modo abbastanza chiaro; ma, per carità, non mi si faccia dire che il Boiardo abbia scritto l’Innamorato proponendosi come fine di mettere in derisione la cavalleria ed i romanzi cavallereschi. Di grazia, non abusiamo di codesto vocabolo fine, reo di tanti spropositi, passati, presenti, futuri. Soprattutto quando si discorre di letteratura romanzesca sarebbe prudente mandarlo a domicilio coatto. Il Boiardo, badando a sollazzare sé e gli altri, scherza, se così gli torna, alle spese de’ suoi personaggi e della sua materia. Ma intenzioni satiriche non ce ne sono, né ce ne potevano essere. C’è bensì una fantasia capricciosa e mobile, che percorre rapidamente tutti i toni, dal più elevato al più basso; che usa tutti i generi, dalla tragedia alla farsa. L’elemento comico entra nella composizione per una dose; ma non più che per una. E dicendo l’elemento comico, intendo di comprendere ogni manifestazione che abbia il riso per causa o per effetto, sia poi umorismo, sia ironia, sia buffonata, o che altro si voglia.
      Questo che son venuto dicendo non impedisce menomamente che il Conte di Scandiano non sia stato tratto verso il mondo [29] dei romanzi da una profonda simpatia per i costumi e i sentimenti cavallereschi, cioè per l’amore, la gentilezza, il valore, la cortesia.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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